segunda-feira, 25 de junho de 2012


Riassunto dell'idea di performance:
Tra i vari abitanti di San Salvi con cui ho conversato, un indignato mi ha colpito molto. La loro indignazione riguardava le persone che vanno a  fare dei lavori di ricerca a San Salvi ma che alla fine non fanno niente per cambiare i problemi esistenti. Appena raccolgo informazione per sè, usufruiscono di quello che trovano - l'abbandono ed i loro problemi - e poi se ne vanno.
Non volendo fare lo stesso, ho pensato di mettere in scena elementi che non fanno parte del loro ambiente:  portare qualcosa di mio, dalla mia realtà, senza cercare informazione sulla loro vita, invertendo così il gioco.  
Quindi mi metto in gioco, come oggetto ad essere osservato e non come una ricercatrice che cerca di capire "i pazzi".  La pazza ad essere osservata sono io e loro sono i ricercatori. 
Faccio questo lavorando con i giardini abbandonati, perché così mi metto in un posto aperto, dove si avvicina chi vuole. Anche perché sono pieni di piccoli segni lasciati da chi abita intorno e da persone che passano, come me. 

Dettagli del video:

  • Oggetto scelto: Giocare con la contraddizione trovata - la placca di "divieto caccia", sopra il barbecue pieno di foglie;


  • Azione: fare per terra, accanto il barbecue, un buco con piccoli rami prese nel posto. Mettere fuoco ed intorno mettere la carne - il tipico churrasco alla brasiliana (FOTO);


  • I segni: il fuoco, la carne messe in uno spiedo, sono accanto il barbecue e non dentro, sono isolati tra loro ma allo stesso tempo hanno una relazione.  Così l'intervento non cambia quello che c'è già, ma lascia dei segni ugualmente - segni per terra (piedi per terra - coscienza della realtà);   


Insomma, vengo, intervengo, ci lavoro e lascio anch'io le mie tracce. Porto a loro qualcosa di mio, ma non invito nessuno a partecipare. Chi vuole sarà benvenuto. Sarò lì per essere osservata dagli occhi loro e dalla videocamera. L'oggetto strano sono io e le mie radici, non loro.

quinta-feira, 14 de junho de 2012

San Salvi

I video  I e II fanno parte di studi sul luogo - complesso di San Salvi (antico manicomio di Firenze) - per l'elaborazione di un lavoro di performance/ installazione. La ricerca alla base punta a cercare alcune situazione paradossali su quello che è San Salvi oggi e le tracce lasciate dalle realtà che sosteneva, proponendo delle domande implicite a chi guarda.  





Dentro del palazzo che ospita alcune persone con disturbi mentale




Lavori degli abitante   







Fuori - alcune giardini di San Salvi  


















Manicomio di San Salvi

Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin - nel 1968 documenteranno in un agghiacciante reportage fotografico la situazione di San Salvi, 'immagini dure di donne e uomini prigionieri, incarcerati, legati, puniti, umiliati, ridotti a sofferenza e bisogno'. All’epoca della sua fondazione - siamo nel settembre del 1890 - Firenze contava circa 170 mila abitanti. Se ne dedurrebbe che c’era un matto ogni 40 fiorentini.

Fotografie - Mostra: Morrire di Classe - 1968.